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Petrolio, Iran: export e tensioni con l’Occidente



La Redazione Articolo pubblicato il 17/04/2024 09:00:00
Gli analisti hanno anche affermato che l’aumento delle esportazioni sembra essere il risultato della discrezionalità degli Stati Uniti nell’applicazione delle sanzioni

 

L’Iran è il terzo produttore OPEC di petrolio con un output di circa 3 milioni di barili giornalieri, ossia quasi il 3% della produzione mondiale di oro nero: questa la situazione del paese in un momento che vede crescere sempre più la tensione in Medio Oriente.

 

OPEC e sanzioni

La produzione petrolifera iraniana è stata oggetto di numerose tornate di sanzioni, soprattutto da parte degli USA che, da quando il presidente Donald Trump ha deciso di abbandonare l’accordo sul nucleare del 2015, hanno cercato di limitare al massimo le esportazioni di greggio della repubblica islamica; durante l’amministrazione Trump, infatti, le spedizioni di petrolio iraniano sono crollate ai minimi storici per poi tornare a crescere durante il mandato del presidente Joe Biden poiché gli analisti affermano che le sanzioni sono state applicate in modo meno rigoroso, un modus operandi che ha consentito a Teheran di eludere i divieti e piazzare il suo petrolio a paesi come la Cina che, in questo contesto, si propone come uno tra i principali acquirenti.

Sebbene sia membro della OPEC+, l’Iran a causa delle sanzioni imposte su di esso, è esentato dalle restrizioni alla produzione del gruppo progettate per sostenere il mercato petrolifero.

 

Produzione in aumento

Spinte dalla forte domanda cinese lo scorso anno e proseguite fino al 2024, le esportazioni di greggio iraniano a marzo sono state in media di 1,61 milioni di barili al giorno secondo gli analisti di Kpler, ed hanno raggiunto il livello più elevato da maggio 2023, quando si attestarono ad 1,68 milioni di barili giornalieri, in fortissima crescita dal 2018.

 

Accordo sul nucleare

I picchi del 2018 riflettono l’allentamento delle sanzioni seguito all’accordo nucleare del 2015 con l’Iran.  Le esportazioni iraniane di greggio e condensati hanno raggiunto i 2,8 milioni di barili giornalieri nel maggio 2018, il livello più alto almeno dal 2013 secondo gli analisti di Kpler.  Nel maggio 2018, la quota di petrolio delle esportazioni iraniane era di 2,51 milioni di barili giornalieri, ha rilevato Kpler; secondo i dati OPEC si tratta del massimo dal 2011, quando l’Iran esportava in media 2,54 milioni di barili al giorno.  Sempre secondo la OPEC, la produzione petrolifera iraniana ha raggiunto i massimi storici negli anni ’70, con un picco di 6,02 milioni di barili al giorno nel 1974. All’epoca ciò equivaleva a oltre il 10% della produzione mondiale.

 

Trump e Biden

Sempre nel maggio 2018, gli Stati Uniti, sotto la presidenza di Trump, si sono ritirati unilateralmente dall’accordo del 2015 e hanno reimposto le sanzioni, con l’obiettivo di ridurre a zero le vendite di petrolio iraniano.

L’Iran ha smesso di fornire dati sulle sue esportazioni di petrolio, ma le valutazioni basate sul monitoraggio delle petroliere mostrano che nei due anni successivi sono crollate drasticamente, scendendo al di sotto dei 200.000 barili giornalieri in alcuni mesi del 2020, il livello più basso almeno dal 1980 secondo i dati dell’OPEC.

Alla fine del 2020 Joe Biden ha vinto le elezioni americane ed a seguire, nel periodo che va da gennaio a marzo 2021, la Cina ha aumentato le sue importazioni di petrolio iraniano fino a quasi 800.000 barili al giorno a gennaio e quasi 1 milione di barili al giorno a marzo, sebbene le importazioni siano nuovamente diminuite nell’aprile dello stesso anno.

Nel 2021, l’Iran e gli Stati Uniti hanno avviato colloqui indiretti intesi a riportare entrambi i paesi alla piena conformità con l’accordo nucleare del 2015. Le esportazioni iraniane sono aumentate nel 2022, chiudendo l’anno sopra 1 milione di barili al giorno.

Gli analisti hanno affermato che l’aumento delle esportazioni sembra essere in parte il risultato del successo dell’Iran nell’eludere le sanzioni statunitensi.

Gli analisti hanno anche affermato che l’aumento delle esportazioni sembra essere il risultato della discrezionalità degli Stati Uniti nell’applicazione delle sanzioni.

Un portavoce del Dipartimento di Stato ha affermato che l’amministrazione Biden non ha revocato alcuna sanzione contro l’Iran e ha continuato ad aumentare la pressione sulla Repubblica islamica, ha riferito Reuters.

 

Fonte Reuters

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