Nella sessione di ieri i prezzi del petrolio hanno lasciato sul parterre più di un dollaro per barile in un contesto che vede sempre più vicino un accordo tra Israele ed i terroristi di Hamas per un cessate il fuoco che eviterebbe la possibile espansione del conflitto nella regione e dati sull’inflazione che offuscano le attese per una taglio dei tassi imminente da parte della Federal Reserve.
Nel dettaglio, i prezzi del Brent si sono attestati ad 87,2 dollari per barile sul contratto più attivo (luglio 2024) in calo di oltre l’1%.
I negoziati al Cairo sembrano procedere nella giusta direzione e l’Egitto, nonostante si attenda una risposta da parte di Hamas, si mostra fiducioso in una buona riuscita delle negoziazioni: “Il premio geopolitico sta venendo meno a causa dell’assenza di una nuova escalation tra Israele ed Hamas - spiega John Kilduff, partner di Again Capital LLC - ed un cessate il fuoco o la liberazione degli ostaggi sono elementi che potrebbero ridurlo ulteriormente”.
I mercati attendono con ansia il meeting Fed di mercoledì e, visti i recenti dati sull’inflazione, alcuni operatori affermano di attendersi una politica monetaria restrittiva anziché il tanto desiderato taglio dei tassi; l’inflazione mensile negli Stati Uniti è aumentata moderatamente a marzo, frenando le aspettative di tagli dei tassi nel prossimo futuro. Una minore inflazione avrebbe aumentato la probabilità di tagli dei tassi, che tendono a stimolare la crescita economica e la domanda di petrolio.
Situazione simile anche in Europa, dove i dati in arrivo da Spagna e Germania lasciano intendere che il taglio dei tassi atteso per il mese di giugno potrebbe essere rimandati (i dati sull’inflazione dell’intera zona euro saranno pubblicati nella giornata odierna).
Fonte Reuters