Gli analisti si attendono un’apertura in rialzo delle quotazioni del petrolio, una diretta conseguenza dell’attacco lanciato dal regime di Teheran contro Israele, tuttavia, la capacità di mantenimento di eventuali guadagni sarà fortemente vincolata a quanto decideranno, in termini di reazione, sia Israele che l’intero Occidente. L’Iran ha lanciato droni e missili esplosivi contro Israele sabato sera come rappresaglia per un sospetto attacco israeliano al suo consolato in Siria il 1° aprile, un primo attacco diretto sul territorio israeliano che ha alimentato i timori di un’escalation del conflitto che ormai dal 7 ottobre sta flagellando il Medio Oriente.
La preoccupazione per una risposta dell'Iran all'attacco alla sua ambasciata a Damasco ha sostenuto il petrolio la scorsa settimana e ha contribuito a condurre il prezzo del Brent al di sopra dei 92 dollari per barile, livello più elevato da ottobre ad oggi: “È ragionevole attendersi che quando le contrattazioni riprenderanno i prezzi del barile si muovano in rialzo - spiega Tamas Varga, operatore presso PVM - ma, detto questo, finora non c'è stato alcun impatto sulla produzione e l'Iran ha affermato che 'la questione può considerarsi chiusa. Per quanto feroce possa essere la reazione iniziale del mercato, il rally potrebbe rivelarsi di breve durata, a meno che l'offerta dalla regione non venga materialmente interrotta”.
Il presidente degli Stati Uniti Joe Biden ha detto che convocherà domenica una riunione dei leader delle principali economie G7 per coordinare una risposta diplomatica all’attacco iraniano.
Gli analisti di UBS concordano con Vargas e confermano che sarà un eventuale impatto su produzione ed export a determinare entità e durata del rialzo delle quotazioni del petrolio.
L’Iran ha aumentato notevolmente le esportazioni di petrolio – la sua principale fonte di entrate – sotto l’amministrazione Joe Biden. Le esportazioni sono state drasticamente ridotte sotto il predecessore di Biden, Donald Trump, che affronterà Biden nella corsa alla Casa Bianca che si terrà a novembre.
L’amministrazione Biden ha sostenuto che non sta incoraggiando l’Iran ad aumentare le esportazioni e sta applicando sanzioni.
Il calo delle esportazioni iraniane porterebbe a un ulteriore aumento dei prezzi del petrolio e del costo della benzina negli Stati Uniti, un argomento politicamente delicato in vista delle elezioni.
Un altro fattore da tenere d'occhio sarà l'eventuale impatto sulla navigazione attraverso lo Stretto di Hormuz, attraverso il quale passa quotidianamente circa un quinto del volume del consumo totale di petrolio mondiale.
Il comandante della marina della Guardia rivoluzionaria iraniana ha detto martedì che Teheran potrebbe chiudere lo stretto se ritenuto necessario, e sabato scorso, l'agenzia di stampa statale iraniana IRNA ha riferito che un elicottero della Guardia era salito a bordo e aveva portato in acque iraniane una nave battente bandiera portoghese legata ad Israele.
Fonte Reuters