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Gas Naturale: carissimi italiani, alla fine paghiamo sempre noi…



Gabriele Picello Articolo pubblicato il 07/03/2024 09:00:00
I combustibili fossili hanno rappresentato circa il 60% della produzione totale di energia elettrica in Italia, negli ultimi dieci anni, con il gas naturale che, da solo, pesa per il 50% del totale

 

In Italia i prezzi medi dell’energia elettrica all’ingrosso sono stati i più alti tra i principali mercati europei negli ultimi tre anni a causa dell’elevata dipendenza dal gas naturale nella produzione di energia elettrica.

Secondo LSEG, i prezzi all’ingrosso dell’energia elettrica in Italia sono stati in media di 127 euro per megawattora, nel 2023, ovvero un terzo in più rispetto ai prezzi medi dell’energia elettrica in Germania e Francia ed oltre il 50% in più rispetto al prezzo medio in Spagna e, passando a questa prima parte del 2024, la situazione non migliora affatto, con il costo medio dell’energia elettrica all’ingrosso che si mostra superiore di quasi il 40% rispetto alla Francia e del 60% rispetto alla Spagna (dati riferiti al mese di febbraio, fonte Reuters).  Quanto sta accadendo danneggia i principali utilizzatori di energia dell’Italia, industria e produttori in primis, che, in alcuni casi, sono stati costretti a ridurre le lavorazioni al fine di evitare ingenti perdite finanziarie.

Dipendenza dal Gas Naturale

La dipendenza dal gas naturale dell’Italia nella produzione di energia elettrica è stato un elemento chiave nell’aumento dei costi ed i dati del mix dedicato alla produzione di energia elettrica parlano chiaro: in Italia, nel 2023, il gas naturale pesa per oltre il 45% contro il 6% della Francia, il 15% della Germania ed il 23% della Spagna (dati con fonte Reuters, Ember).

Una dipendenza così elevata dal gas naturale significa che le utility italiane hanno avuto poco margine di manovra in termini di dislocazione ed utilizzo di altre fonti energetiche e questo anche a fronte degli ingenti aumenti annuali della produzione di energia rinnovabile; tutto questo, a sua volta, implica un trasferimento dei costi dalle società elettriche italiane ai consumatori che, nel caso di grandi utilizzatori, hanno preferito ridurre il consumo complessivo di energia e, di conseguenza, la produzione.

Ciò a sua volta ha consentito alle aziende elettriche di ridurre la produzione di elettricità delle centrali elettriche alimentate a gas naturale al livello più basso dal 2015, e la produzione di energia elettrica a carbone al livello più basso degli ultimi tre anni, aumentando al contempo la percentuale di energie rinnovabili nel mix di generazione complessivo; in futuro, tuttavia, qualsiasi aumento sostenuto dei livelli totali di produzione di elettricità richiederà alle società di servizi di bruciare più gas nelle centrali elettriche, esponendole a potenziali ulteriori aumenti dei costi energetici.

 

Interrompere la dipendenza dai combustibili fossili

I combustibili fossili hanno rappresentato circa il 60% della produzione totale di energia elettrica in Italia, negli ultimi dieci anni, con il gas naturale che, da solo, pesa per il 50% del totale.  Fino al 2019, il carbone termico rappresentava un ulteriore 12-15% della produzione di elettricità, ma gli sforzi di riduzione dell’inquinamento hanno portato alla chiusura di alcune centrali a carbone obsolete, contribuendo a spingere la quota del carbone nel mix di generazione di elettricità al minimo storico del 5,3% nel 2023, tuttavia, la ridotta produzione di carbone ha costretto le aziende elettriche ad incrementare ulteriormente la loro dipendenza dal gas come elemento principale del sistema energetico del paese, anche se i prezzi sono aumentati come conseguenza del conflitto tra Russia ed Ucraina.  

Le società elettriche italiane hanno cercato di incrementare la produzione di elettricità da altre fonti, con la produzione solare in aumento del 37% e quella eolica del 34% dal 2018 (dati Ember); gli impianti idroelettrici svolgono un ruolo chiave nella produzione di energia pulita, in Italia, e nel 2023 hanno rappresentato il 15% della produzione totale di energia elettrica, anche se dobbiamo ricordare che i livelli di produzione idroelettrica possono essere volatili a causa della siccità, come nel 2022, quando la produzione idroelettrica totale è scesa al livello più basso degli ultimi 20 anni e ha rappresentato solo il 10% della produzione totale.

L’imprevedibilità dei livelli di energia idroelettrica insieme all’attività intermittente dei parchi solari ed eolici implica che è improbabile che le aziende elettriche italiane siano in grado di ridurre l’uso di gas naturale per la generazione di carico di base in tempi brevi e questo, a sua volta, significa che eventuali ulteriori aumenti dei prezzi regionali del gas naturale potrebbero mantenere i prezzi dell’elettricità in Italia più alti che altrove in Europa.

 

Fonte Reuters

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