Nonostante i prezzi dell’oro si mantengano al di sopra del supporto critico di 2.000 dollari per oncia gli slanci rialzisti languono, tuttavia, una banca statunitense vede ancora la presenza di un potenziale rialzista molto ambizioso per il metallo giallo: a parlare, durante una recente intervista con la CNBC, è Aakash Doshi, responsabile della ricerca sulle materie prime di Citi per il Nord America, che spiega come, nei prossimi 12 - 18 mesi, le quotazioni del metallo prezioso per eccellenza potrebbero anche raggiungere i 3000 dollari per oncia.
Quello visto in precedenza, tuttavia, rappresenta non lo scenario base, ma quello maggiormente rialzista, in quanto, nello scenario base, nella seconda metà del 2024 la media di prezzo dell’oro si attesterebbe a 2.150 dollari per oncia con il raggiungimento di un nuovo massimo storico verso la fine dell’anno in corso.
Mentre molti analisti si aspettano che i prezzi dell’oro raggiungano livelli record quest’anno, l’istituzione con le prospettive più rialziste rimane Bank of America, poiché i suoi analisti affermano che il metallo giallo potrebbe raggiungere, nel 2024, i 2.400 dollari per oncia.
Doshi ha affermato che il più grande jolly nella sua prospettiva rialzista è la famelica domanda da parte delle banche centrali. Ha spiegato che un’accelerazione del trend di de-globalizzazione che sta spingendo le nazioni a diversificare lontano dagli Stati Uniti potrebbe portare a una crisi di fiducia per il biglietto verde e spingere le banche centrali a intensificare i loro acquisti di oro.
Doshi ha sottolineato che se le banche centrali raddoppiassero i loro acquisti di oro, rivaleggiarebbero con il mercato della gioielleria (attualmente il 50% della richiesta globale di oro) come fonte di domanda più significativa sul mercato.
Il mese scorso, il World Gold Council ha affermato che le banche centrali hanno acquistato oltre 1.000 tonnellate di oro nel 2023; il settore era a sole 45 tonnellate dal record di acquisti effettuati nel 2022. L’anno scorso, la Banca popolare cinese ha guidato il mercato dell’oro con i suoi acquisti. Gli analisti notano che le riserve auree della Cina rappresentano solo circa il 4% delle sue riserve totali, il che significa che c’è ampio spazio per crescere.
Il secondo fattore che potrebbe far salire i prezzi dell’oro di quasi il 50% rispetto ai prezzi attuali sarebbe una profonda recessione globale che costringerebbe la Federal Reserve ad allentare in modo aggressivo i tassi di interesse: “In questo caso non ci sarebbero freni: si scenderebbe non al 3%, ma all’1% o meno e questo ci porterebbe a 3000 dollari”, spiega Doshi che, tuttavia, sottolinea che una profonda recessione, in questo momento, è improbabile.
Fonte KitcoNews