Con un massimo intraday a 3.358 dollari per oncia ed un prezzo di 3.354 dollari appena prima del termine della sessione, l’oro, nella giornata di ieri, aggiorna i massimi storici sostenuto dalla debolezza del dollaro e dai timori di recessione globale innescati dalla guerra commerciale avviata dagli Stati Uniti di Donald Trump.
"L'oro rimane fortemente sostenuto da un dollaro generalmente più debole, dall'incertezza sugli annunci di dazi e dai timori di una recessione globale - ha affermato Lukman Otunuga, analista senior di FXTM - oltre i 3.300 dollari, è tutta una questione di livelli psicologici per i prezzi dell'oro. I rialzisti potrebbero puntare a 3.400, 3.500 dollari e oltre, tuttavia, una serie di prese di profitto o sviluppi positivi negli scambi commerciali tra Stati Uniti e Cina potrebbero innescare una tornata di vendite”.

Grafico Tradingview
Martedì, il presidente degli Stati Uniti Donald Trump ha ordinato un’analisi su possibili dazi su tutte le importazioni statunitensi di minerali essenziali, segnando un'ulteriore escalation nella sua disputa con i partner commerciali globali e un tentativo di fare pressione sulla Cina.
Il riacutizzarsi delle tensioni tra le due maggiori economie mondiali ha intaccato il sentiment nei mercati finanziari più ampi, spingendo gli investitori verso beni rifugio come l’oro.
Il dollaro, nel frattempo, ha ceduto terreno rispetto alle valute rivali, mantenendosi vicino al minimo di tre anni toccato la scorsa settimana, rendendo l'oro più attraente per gli altri detentori di valute.
L'oro è salito di quasi 700 dollari quest'anno, sostenuto dalle controversie sui dazi, dalle aspettative di tagli dei tassi di interesse e dai forti acquisti da parte delle banche centrali. "Il rally si è un po' sbilanciato, esponendolo al rischio di correzioni, tuttavia, da oltre un anno osserviamo correzioni superficiali, con le offerte sottostanti in attesa di eventuali battute d'arresto", ha affermato Ole Hansen, responsabile della strategia sulle materie prime di Saxo Bank.
La crescita economica statunitense sembra rallentare, con la spesa al consumo in modesta crescita, una corsa alle importazioni per evitare i dazi che probabilmente peseranno sulle stime del prodotto interno lordo e un sentiment in peggioramento, ha dichiarato mercoledì il presidente della Federal Reserve statunitense, Jerome Powell.
Fonte Reuters