Con un calo dell’1,1% a 2.635 dollari per oncia ed un minimo intraday a 2.623 dollari, l’oro registra il più grande calo percentuale in un mese e mezzo, una price action imputabile ai recenti dati sull’occupazione statunitense che annullano le speranze degli investitori in un taglio dei tassi di interesse di ampia portata nelle prossimi riunioni della Federal Reserve.
“Gli ultimi due giorni hanno visto l’oro cedere terreno a causa di un cambio delle prospettive relative ai tassi di interesse”: questo il commento di David Meger,, responsabile trading metalli presso High Ridge Futures, che sottolinea come i rendimenti obbligazionari siano aumentati in un contesto che vede attenuarsi la possibilità di tagli dei tassi di interessi particolarmente incisivi da parte della banca centrale americana.
Grafico Tradingview
Secondo lo strumento CME FedWatch, i mercati hanno scontato una riduzione di 50 punti base alla riunione di novembre della Fed dopo il solido rapporto sull'occupazione della scorsa settimana. Ora vedono una probabilità dell'87% per un taglio di 25 punti base.
I mercati sono concentrati sui verbali dell'ultima riunione politica della Fed, prevista per oggi, seguita dai dati dell'indice dei prezzi al consumo degli Stati Uniti giovedì e dai dati dell'indice dei prezzi alla produzione venerdì.
"I dati sull'inflazione degli Stati Uniti che saranno pubblicati giovedì probabilmente mostreranno un ulteriore calo della pressione sui prezzi, ma è improbabile che inneschino una nuova speculazione su tagli più forti dei tassi della Fed. Pertanto, è probabile che i prezzi più alti dell'oro siano principalmente guidati dai rischi geopolitici", ha affermato Commerzbank in una nota.
Fonte Reuters