Secondo Jan Nieuwenhuijs di Gainesville Coins, la Banca popolare cinese (PBoC) ha accumulato rapidamente oro e questo lascia intendere una sola cosa, ovvero che il gigante orientale sta gettando le basi per effettuare un cambiamento significativo nel sistema monetario internazionale attualmente incentrato sul dollaro: “La PBoC ha fretta di acquistare enormi quantità di oro - spiega Nieuwenhuijs - e, sulla base delle informazioni provenienti da fonti del settore e dei miei calcoli personali, gli acquisti totali di oro da parte della banca centrale cinese (dichiarati e non dichiarati) nel terzo trimestre ammontavano a 179 tonnellate”.
Jan Nieuwenhuijs afferma che la Cina, impegnata in una roboante corsa all’oro dal 2022, nel 2023 ha acquistato 593 tonnellate di oro, ben l’80% in più rispetto a quanto acquisito neo primi tre trimestri del 2022, un volume che porterebbe la stima delle riserve auree cinesi a 5220 tonnellate, più del doppio rispetto alle dichiarate 2192 tonnellate.
Come è possibile un divario così elevato? Semplicemente, secondo Nieuwenhuijs, la Cina acquisterebbe oro mantenendosi “fuori dai radar”, nascondendo la situazione ai mercati, un modus operandi che le consentirebbe di scambiare i suoi dollari USA con lingotti in preparazione ai cambiamenti nell’ordine monetario internazionale.
Gainesville Coins, spiega Nieuwenhuijs, esegue ogni trimestre una stima della quantità di oro acquistato di nascosto dalle banche centrali e, secondo fonti anonime di settore, l’80% di questi acquisti è effettuato dalla banca centrale cinese, mentre il restante 20% viene acquisito dalle banche centrali di paesi come l’Arabia Saudita.
“Nel Gold Demand Trends Q3 redatto dal World Gold Council (WGC) si evince che gli acquisti totali stimati di oro da parte delle banche centrali, derivati da dati disponibili al pubblico e ricerche sul campo, hanno rappresentato 337 tonnellate - afferma Nieuwenhuijs - con i dati FMI che mostrano le acquisizioni di oro segnalate dalle banche centrali ammontavano a 211 tonnellate”.
Nieuwenhuijs ha calcolato che l'80% della differenza tra i dati del WGC e del FMI ammonta a 101 tonnellate, che, se sommate a ciò che la PBoC ha dichiarato pubblicamente di aver acquistato nel terzo trimestre, ammontano a 179 tonnellate, con un totale di 593 tonnellate da inizio anno, ovvero 790 tonnellate su base annua.
A seguito del conflitto russo - ucraino, gli Stati Uniti hanno adottato misure per utilizzare il dollaro come arma contro la Russia, il che ha indotto la PBoC ad aumentare in modo aggressivo i propri acquisti di oro in risposta, ha affermato Nieuwenhuijs, un intervento che ha fornito grande sostegno alle quotazioni del metallo giallo, come si evince dall’osservazione dello spread tra prezzo del lingotto e rendimento dei TIPS.
Nieuwenhuijs ha affermato che, sebbene ritenga la correlazione inversa tra oro e rendimento dei TIPS un elemento da sempre privo di senso, sia stata necessaria una “guerra” tra la PBoC e gli operatori di mercato con interessi simili per porvi fine, in quanto il tempo necessario per diversificare gli investimenti non in dollari USA stava volgendo al termine.
Ora che questo modello di correlazione inversa è diventato meno rilevante, spiega Nieuwenhuijs, si può estendere la discussione sulla de-dollarizzazione, con molti esperti di settore che affermano che non è in atto e mai assisteremo ad una vera e propria de-dollarizzazione, anche se è necessario effettuare un distinguo tra il dollaro inteso come valuta commerciale e la stessa divisa intesa come valuta di riserva.
“…questo non significa - continua Nieuwenhuijs - che l’oro, che non ha rischio di controparte, è universalmente accettato e distribuito equamente, non possa sostituire il dollaro come valuta di riserva mondiale; non solo la Cina e altri paesi del Sud del mondo si stanno preparando per questo scenario, ma anche l’Unione Europea sta facendo lo stesso. E con più guerre in Medio Oriente e poche soluzioni oltre all’inflazione per risolvere l’eccesso di debito globale, il momento in cui l’oro brillerà si avvicina sempre di più”.
Per quanto riguarda le valute commerciali, Nieuwenhuijs ha osservato che i cinesi hanno istituito lo Shanghai International Gold Exchange nella zona di libero scambio di Shanghai che facilita il commercio di oro “offshore” in renminbi: “Il SIEG consente agli stranieri di utilizzare il renminbi come valuta commerciale che può essere convertita in oro per immagazzinare eventuali eccedenze senza incidere sulla bilancia dei pagamenti della Cina - conclude Nieuwenhuijs - la mia stima delle riserve auree delle banche centrali mondiali è ai massimi storici, e la quota di oro nelle riserve internazionali globali è in costante aumento negli ultimi anni, da un minimo storico che si è formato durante un periodo di stabilità finanziaria e relativa pace. La mia aspettativa è che le riserve auree rispetto alle valute estere, soprattutto dollari, continueranno a crescere nel prossimo futuro”.
Fonte KitcoNews