Il prezzo dell’oro ha subito un lieve storno, al termine della passata ottava, dopo che un report sul mercato del lavoro statunitense ha fornito un quadro complessivo poco confortante attenuando le attese per un taglio dei tassi di interesse aggressivo da parte della Fed.
Nel dettaglio, il metallo giallo ha terminato gli scambi a quota 2.667,8 dollari per oncia, in calo di mezzo punto percentuale.
Grafico Tradingview
La crescita dell'occupazione negli Stati Uniti ha accelerato a settembre e il tasso di disoccupazione è sceso al 4,1%, allentando ulteriormente la pressione sulla Fed per un altro taglio dei tassi di 50 punti base nella riunione politica del 6-7 novembre: “L’oro rallenta con il non farm patrolls report che sembra destinato a fornire un buon motivo alla Fed per tagliare i tassi di soli 25 punti base nel meeting che si terrà il 6 e 7 novembre - spiega Tai Wong, un trader di metalli indipendente con sede a New York - ed anche e revisioni del mese scorso sono state più elevate, cosa che non vedevamo da molti mesi, mentre il tasso di disoccupazione è sceso anche se la partecipazione è rimasta invariata”. A pesare è anche il rafforzarsi del dollaro, che rende l’oro più costoso per gli acquirenti in diversa valuta.
I trader hanno ridimensionato le aspettative per un taglio del tasso di 50 bp a novembre a quasi lo 0% dal 28% precedente alla diffusione del report.
"Stiamo andando verso un fine settimana in cui le tensioni geopolitiche sono al culmine, e questo sta davvero limitando la portata dei venditori”: questo il commento di Daniel Ghali, strategist materie prime presso TD Securities, a cui fa eco quello di Phillip Streible, chief market strategist presso Blue Line Futures, che spiega come un aumento dell’incertezza geopolitica potrebbe spingere le quotazioni del metallo a 2.700 dollari per oncia.
Fonte Reuters