Nel momento in cui queste righe sono scritte il prezzo del petrolio WTI si attesta a quota 70,94 dollari per barile in crescita del 2,1%, un guadagno imputabile alla decisione della OPEC+ di ritardare l’aumento della produzione in una settimana che, essendo contraddistinta dalle elezioni USA, si rivelerà cruciale per i mercati (dati aggiornati alle ore 16.45 del 4 novembre 2024).
La candidata democratica degli Stati Uniti Kamala Harris e il repubblicano Donald Trump rimangono praticamente in parità nei sondaggi e, inoltre, è plausibile che il nome del vincitore della corsa alla Casa Bianca non sarà noto per giorni dopo la chiusura dei seggi.
Grafico Tradingview
Al termine della passata ottava, la OPEC+ ha reso noto che avrebbe esteso il taglio della produzione di 2,2 milioni di barili a tutto il mese di dicembre 2024, una decisione presa a causa del calo delle quotazioni ed a causa di una domanda di oro nero che non trova la forza di recuperare terreno: "Considerando le preoccupazioni in corso sulla crescita economica, crediamo che il gruppo voglia maggiore chiarezza sull'impatto economico dei tagli dei tassi di interesse negli Stati Uniti e dell'allentamento della politica fiscale e monetaria in Cina - ha affermato l'analista UBS Giovanni Staunovo - Il gruppo dovrebbe anche avere chiarezza sul prossimo presidente degli Stati Uniti e sull'impatto dei tagli compensativi da parte dei paesi che hanno prodotto oltre il loro limite massimo in passato”.
Intervenendo a un evento del settore ad Abu Dhabi, l'amministratore delegato della società energetica italiana Eni ha affermato che i tagli alla fornitura di petrolio dell'OPEC+ e i recenti sforzi per eliminarli hanno aumentato la volatilità nei mercati energetici e ostacolato gli investimenti in nuova produzione.
La volatilità del prezzo del petrolio sarà elevata questa settimana, hanno affermato gli analisti, con i partecipanti al mercato in attesa della risposta dell'Iran ai recenti attacchi israeliani e dell'esito delle elezioni negli Stati Uniti. Nel corso della passata settimana il sito web di notizie statunitense Axios ha affermato che l'intelligence israeliana ha suggerito che l'Iran si stava preparando ad attaccare Israele dall'Iraq entro pochi giorni, citando due fonti israeliane non identificate.
“I consiglieri di Trump hanno espresso un forte sostegno ad un possibile strike, da parte di Israele, contro le infrastrutture nucleari iraniane e lo stesso sostegno è stato espresso in merito alla reintroduzione del massimo livello di pressione imponibile all’Iran tramite sanzioni economiche, mentre una amministrazione Harris si concentrerebbe non sulle sanzioni, ma su una rapida conclusione del conflitto in corso” (Helima Croft, responsabile della strategia globale sulle materie prime presso RBC Capital Markets).
Forte attesa anche per i possibili interventi da parte della Fed ed occhi puntati anche sulla Cina, dove il Comitato permanente del Congresso nazionale del popolo dovrebbe approvare ulteriori stimoli per ravvivare l'economia in rallentamento.
Fonte Reuters