Nel meeting di dicembre OPEC e produttori alleati avranno ben poco margine per agire sulla strategia produttiva, in quanto un aumento della produzione sarebbe un intervento rischioso a causa della debolezza della domanda, mentre un approfondimento dei tagli sarebbe difficilmente applicabile in quanto molti produttori attendono con impazienza di aumentare il loro output: in queste condizioni un nulla difetto pare essere la conclusione più probabile del meeting di dicembre, soprattutto se consideriamo che alcune fonti interne hanno rivelato a Reuters che: “… un rinvio al primo trimestre 2025 di qualsiasi decisione non creerebbe obiezioni particolari”; OPEC e sauditi non hanno fornito dichiarazioni e, più in generale, sembra opinione comune tra i membri OPEC+ che sia troppo presto per dire cosa farà il gruppo.
La domanda debole ha costretto l'OPEC+ a mantenere i tagli alla produzione più a lungo di quanto avesse pensato. Il gruppo ha tagliato la produzione di 5,86 milioni di barili al giorno, ovvero circa il 5,7% della domanda globale, in una serie di misure concordate dal 2022 per sostenere il mercato. Nonostante i tagli e i ritardi dell'OPEC+ negli aumenti della produzione, quest'anno i prezzi del petrolio sono rimasti per lo più stabili in un intervallo compreso tra 70 ed 80 dollari per barile e, inoltre, la stessa Arabia Saudita si è mostrata desiderosa di affrontare i problemi di conformità alla strategia produttiva da parte di alcuni membri del gruppo prima di parlare di un intervento sui tagli alla produzione.
Alcuni membri, tra cui l'Iraq, hanno ridotto la produzione negli ultimi mesi, quindi la conformità è migliorata e questo potrebbe dare al gruppo un po' di spazio per un piccolo aumento coordinato dell'offerta, purché la domanda lo supporti.
Aumentare la produzione in un mercato con una scarsa crescita della domanda, tuttavia, rischierebbe di indebolire i prezzi. È una tattica che l'OPEC+ potrebbe usare per fare pressione sui rivali, ma che danneggerebbe anche i paesi OPEC+ che dipendono dalle entrate petrolifere; attualmente, molti membri dell'OPEC hanno bisogno di un prezzo di oltre 70 dollari al barile e difficilmente potrebbero sostenere un lungo periodo di tempo connotato da prezzi del greggio inferiori ai 50 dollari.
Poco probabile una guerra dei prezzi
La quota di mercato in calo della OPEC+ potrebbe innescare una guerra dei prezzi, affermano alcuni esperti di settore, come già avvenuto contro i produttori shale statunitensi. La produzione di petrolio dell'OPEC+ è pari al 48% dell'offerta mondiale, la più bassa da quando è stata fondata nel 2016 con una quota di mercato di oltre il 55%, secondo i calcoli di Reuters basati sui dati dell'Agenzia internazionale per l'energia.
Gli Stati Uniti sono diventati il più grande produttore di petrolio al mondo, pompando oltre 20 milioni di barili al giorno o un quinto della produzione globale. Il principale produttore dell'OPEC, l'Arabia Saudita, fornisce circa il 25% della produzione globale di greggio.
La guerra dei prezzi del 2014 ha avuto un grande impatto sui produttori shale ma, alla fine, non è riuscita a fermare il boom, perché anche i produttori shale e altri produttori statunitensi hanno tagliato i costi nel tempo, rendendo più difficile per l'OPEC+ vincere una nuova battaglia.
Il costo di produzione del petrolio onshore in Medio Oriente ha un prezzo di pareggio medio di 27 dollari per barile, spiega l’agenzia specializzata Rystad Energy, indicando un prezzo di pareggio medio di 45 dollari per barile nel Nord America in calo rispetto agli 85 dollari del 2014.
Il consolidamento nell'industria petrolifera statunitense renderebbe anche più difficile per l'OPEC+ vincere una guerra dei prezzi. Negli ultimi due anni le major statunitensi Exxon Mobil e Chevron hanno acquistato alcuni dei maggiori produttori shale e dispongono di buone risorse economiche e portafogli adeguatamente differenziati; allo stati attuale, secondo molti analisti, una guerra dei prezzi è una ipotesi speculativa esagerata.
Nessun aumento significativo dei tagli
Gli analisti di Macquarie hanno affermato che le prospettive di un aumento della produzione da parte dell'OPEC+ nella prima metà del 2025 sembravano incerte data la debolezza stagionale della domanda, ed anche un aumento dei tagli alla produzione è improbabile perché diversi membri dell'OPEC+ stanno spingendo per pompare di più, non di meno: tra questi, un ruolo chiave è svolto dagli Emirati Arabi Uniti, che sostengono di aver mantenuto la produzione a circa 3 milioni di barili al giorno per troppo tempo, ben al di sotto della propria capacità.
Gli Emirati Arabi Uniti hanno già ottenuto una quota maggiore per il 2025 e qualsiasi ritardo negli aumenti della produzione dovrebbe affrontare questo problema, hanno affermato fonti dell’OPEC+.
Fonte Reuters