I prezzi del petrolio si sono stabilizzati al massimo da metà ottobre, poiché il clima più freddo ha stimolato gli acquisti, mentre un ulteriore sostegno è arrivato dalle aspettative di sanzioni più severe sulle esportazioni di petrolio iraniano e russo.
Nel dettaglio, il prezzo del WTI si attesta a quota 74,43 dollari per barile, in aumento dello 0.65% (dati aggiornati alle ore 13,25 del 6 gennaio 2025).
Grafico Tradingview
In precedenza, il petrolio aveva registrato cinque sessioni di guadagni, sostenuto dalle speranze di una domanda in aumento dopo il clima più freddo nell'emisfero settentrionale e da maggiori stimoli fiscali per rivitalizzare l'economia vacillante della Cina.
Il greggio Brent è stato sostenuto da un clima più freddo del normale nell'Europa nord-occidentale e negli Stati Uniti, da un rally nei prezzi del gas naturale e da margini di profitto di raffinazione più elevati, ha affermato l'analista SEB Bjarne Schieldrop.
Gli investitori stanno anche aspettando notizie economiche per ulteriori indizi sul consumo di energia e sulle prospettive sui tassi di interesse della Federal Reserve statunitense. I verbali dell'ultima riunione della Fed sono attesi mercoledì e il rapporto sulle buste paga di dicembre è previsto per venerdì.
Saudi Aramco, il principale esportatore di petrolio al mondo, ha aumentato i prezzi del greggio a febbraio per gli acquirenti in Asia, il primo aumento in tre mesi. Un aumento di questi prezzi di solito indica aspettative di domanda più solide.
Sul fronte dell'offerta, sanzioni occidentali più forti sulle spedizioni di petrolio iraniano e russo sono una concreta possibilità.
L'amministrazione Biden prevede di imporre più sanzioni alla Russia, prendendo di mira i suoi ricavi petroliferi con azioni contro le petroliere che trasportano greggio russo, hanno affermato domenica due fonti a conoscenza della questione interpellate da Reuters.
Goldman Sachs prevede che la produzione e le esportazioni di petrolio iraniano diminuiranno entro il secondo trimestre a causa dei previsti cambiamenti di politica e delle sanzioni più severe da parte dell'amministrazione del presidente entrante degli Stati Uniti Donald Trump; secondo gli analisti di Goldman, la produzione di petrolio dell’Iran potrebbe diminuire di 300.000 barili giornalieri ad un totale di 3,25 milioni di barili giornalieri entro il secondo trimestre.
Fonte Reuters