Nella sessione di ieri il petrolio è stato attinto da una tornata di vendite che ha condotto i prezzi a terminare la seduta in calo dell’1,75% a quota 75,8 dollari per barile in un contesto che ha visto le scorte di greggio rimanere a livelli più che abbondanti anziché cedere terreno come si aspettava il mercato.
Hedge funds ed altri gestori hanno venduto l'equivalente di 103 milioni di barili nei sei principali contratti future e opzioni nei sette giorni conclusi il 23 luglio.
Le vendite combinate nelle ultime tre settimane hanno totalizzato 144 milioni di barili, secondo i registri depositati presso ICE Futures Europe e la U.S. Commodity Futures Trading Commission.
Grafico TradingView
La stagione di picco dei consumi estivi ha già superato la metà e finora si è verificato solo un modesto esaurimento delle scorte.
Le scorte statunitensi di petrolio greggio e combustibili raffinati come benzina e diesel sono rimaste vicine alle medie stagionali a lungo termine nelle ultime settimane, un evento che ha visibilmente indebolito i prezzi del barile.
I fondi rimangono neutrali o leggermente ribassisti sul greggio statunitense, ma sono diventati molto ribassisti nei confronti del Brent e di tutti i combustibili raffinati; la prevista ripresa della produzione manifatturiera in Nord America, Europa e Cina ha esaurito lo slancio dall'inizio di aprile e gli alti tassi di interesse continuano a scoraggiare gli acquisti di costosi beni durevoli come nuove auto, elettrodomestici e apparecchiature elettriche.
Per quanto riguarda i servizi, ci sono anche segnali che l'impennata post-pandemia di viaggi e turismo ha raggiunto il picco a causa dei prezzi elevati e della pressione del costo della vita sui consumatori.
L'atteso esaurimento delle scorte globali di petrolio è già stato posticipato più volte quest'anno; ora sembra che sia stato rinviato di nuovo.
Fonte Reuters