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Petrolio in calo: il dollaro è più forte di Trump



La Redazione Articolo pubblicato il 07/11/2024 09:00:00
John Kilduff, partner di Again Capital, sottolinea come la reazione iniziale al risultato delle elezioni sia stata eccessiva e come, alla fine, abbia prevalso il sangue freddo


Il petrolio ha terminato la sessione di ieri in calo di circa mezzo punto percentuale a quota 71,69 dollari per barile dopo che gli investitori hanno dato maggior peso al rafforzarsi del dollari che all’ascesa di Donald Trump a presidente del iStati Uniti e, di conseguenza, al suo piano di politica estera che potrebbe tradursi in un calo dell’offerta globale di oro nero.  Nel dettaglio, il prezzo del barile è arrivato a cedere oltre due dollari, nelle prime fasi della contrattazione, mentre il biglietto verde ha raggiunto i livelli più elevati da settembre 2022.




Grafico Tradingview

Un dollaro più forte rende le materie prime denominate in dollari come il petrolio più costose per i detentori di altre valute e tende a pesare sui prezzi, tuttavia, alcuni analisti sostengono che la forza in vendita si sia esaurita e che, a breve termine, il rischio sia più orientato al rialzo che al ribasso; John Kilduff, partner di Again Capital, sottolinea come la reazione iniziale al risultato delle elezioni sia stata eccessiva e come, alla fine, abbia prevalso il sangue freddo, con gli investitori che hanno ricordato come il mercato petrolifero sia costellato di problemi, alcuni di questi anche gravi, come il conflitto in Medio Oriente, tutti elementi che potrebbero ridurre l’offerta globale di oro nero rafforzandone i prezzi.

La rielezione di Trump potrebbe anche significare il rinnovo delle sanzioni all'Iran e al Venezuela, rimuovendo barili dal mercato, il che sarebbe rialzista, ha affermato l'analista UBS Giovanni Staunovo.

L'Iran è un membro dell'OPEC con una produzione di circa 3,2 milioni di barili al giorno, ovvero il 3% della produzione globale, tuttavia, una stretta sull'Iran potrebbe essere più difficile poiché il paese è diventato abile nell'elusione delle sanzioni, ha affermato Alex Hodes, analista petrolifero presso la società di intermediazione StoneX, in una nota.

Il sostegno di Trump al primo ministro israeliano Benjamin Netanyahu potrebbe aumentare l'instabilità in Medio Oriente, secondo Andrew Lipow, presidente di Lipow Oil Associates, e questo potrebbe favorire un aumento dei prezzi del greggio, soprattutto se i rumori relativi ad un’interruzione dell’offerta dovessero aumentare.


Fonte Reuters


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