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Trump contro l’ayatollah: torneranno le sanzioni all’Iran, ma…



La Redazione Articolo pubblicato il 08/11/2024 09:00:00
Cina e Iran hanno creato un sistema commerciale che utilizza principalmente yuan cinesi e una rete di intermediari, evitando il dollaro e l'esposizione alle autorità di regolamentazione statunitensi, rendendo difficile l'applicazione delle sanzioni


Il ritorno di Donald Trump nella stanza ovale potrebbe tradursi in maggiori sanzioni contro l’Iran in grado di ridurre la fornitura globale, ma la nuova amministrazione USA potrebbe incontrare molti ostacoli nel trattare con la Cina che, attualmente, è il maggior compratore di greggio iraniano.

Colpire l’Iran sosterrebbe sicuramente i prezzi del greggio sulla piazza globale, tuttavia, le ripercussioni delle sanzioni sul barile potrebbero essere compensate da altri elementi come, ad esempio, la strategia relativa all’espansione delle operazioni di trivellazione sul territorio nazionale, l’imposizione di dazi alla Cina, che condurrebbe ad un rallentamento dell’attività economica o ad una modifica della linea nei confronti della Russia che, potenzialmente, potrebbe immettere a mercato il greggio attualmente sottoposto a sanzioni.

Clay Seigle, strategist indipendente specializzato nel settore Energy, non ha dubbi: Trump potrebbe abbattere le quotazioni del greggio, in quanto dazi e guerre commerciali potrebbero tradursi in un crollo del PIL statunitense e, con esso, della domanda di oro nero.

Le esportazioni di greggio iraniano sono salite al livello più alto degli ultimi anni nel 2024, poiché il paese ha trovato il modo di eludere le sanzioni che prendono di mira le entrate di Teheran ed a questo proposito dobbiamo ricordare che nel corso della sua prima presidenza, proprio Trump impose nuovamente sanzioni contro la repubblica islamica, un intervento occorso dopo che gli USA si ritirarono unilateralmente dagli accordi sul nucleare del 2018.

Donald Trump, nel corso della campagna elettorale, ha più volte affermato che l’amministrazione Biden ha indebolito Washington e rafforzato Teheran, che ha accumulato denaro che ha consentito una nuova espansione del programma nucleare ed un aumento dell’influenza nella regione tramite l’utilizzo di milizie armate.

Jesse Jones, responsabile dell'upstream nordamericano presso Energy Aspects, ha affermato che un ritorno dell'amministrazione Trump a una campagna di massima pressione sull'Iran potrebbe portare a una diminuzione di circa 1 milione di barili al giorno nelle esportazioni di greggio iraniano, una contrazione che potrebbe realizzarsi rapidamente e senza ulteriori interventi solamente con l’applicazione delle norme vigenti.


La domanda da un milione di dollari

Una posizione più dura nei confronti dell’Iran, tuttavia, significherebbe anche un intervento contro la Cina, che non riconosce le sanzioni USA e si propone come il maggior acquirente di greggio della repubblica islamica.

Secondo Richard Nephew, professore alla Columbia University ed ex vice inviato speciale degli Stati Uniti per l’Iran, la domanda da un milione di dollari è quanta pressione finanziaria sia disposto ad applicare alla Cina; Nephew ha affermato che la Cina potrebbe reagire rafforzando il lavoro nel club BRICS delle economie emergenti, composto da Brasile, Russia, India, Cina, Sudafrica e altri, anche riducendo la dipendenza dal dollaro negli accordi su petrolio e altri beni ed a questo proposito Trump si è già espresso sottolineando come sia stato un grande utilizzatore delle sanzioni, ma come sia sempre stato prono a rimuoverle in quanto hanno ripercussioni negative sulla forza del dollaro USA.

Cina e Iran hanno creato un sistema commerciale che utilizza principalmente yuan cinesi e una rete di intermediari, evitando il dollaro e l'esposizione alle autorità di regolamentazione statunitensi, rendendo difficile l'applicazione delle sanzioni.

Seigle ha affermato che reprimere l'Iran potrebbe essere rialzista per i prezzi del petrolio, ma l'impatto potrebbe essere attenuato, soprattutto se Trump manterrà le promesse della campagna elettorale di imporre tariffe generalizzate sulle importazioni statunitensi per proteggere la produzione nazionale, comprese imposte del 60% su qualsiasi cosa provenga dalla Cina.

Ed Hirs, ricercatore presso l'Università di Houston, ha affermato che Trump probabilmente allenterebbe anche le sanzioni all'industria energetica russa, imposte dai paesi occidentali a seguito dell’invasione dell’Ucraina: in riferimento alla questione russo - ucraina, proprio Trump ha affermato che avrebbe fermato il conflitto prima del mese di gennaio, quando entrerà ufficialmente in carica.


Fonte Reuters



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